L’autosabotaggio inconsapevole: quando il tuo peggior nemico si nasconde dentro di te

L’autosabotaggio inconsapevole: quando il tuo peggior nemico si nasconde dentro di te

Ti è mai successo di sentirti pronto, competente, preparato… eppure, proprio sul più bello, qualcosa si blocca?
Un’opportunità che sfuma all’ultimo, un progetto che non decolla, una candidatura che rimandi ancora una volta. E ti ritrovi a pensare: “Ma perché succede sempre così?”

Nel mio lavoro di Psicologa del Lavoro incontro spesso persone brillanti, preparate, motivate, che però sembrano portare dentro di sé un freno invisibile. Una forza silenziosa che agisce sottotraccia e che, senza accorgersene, le allontana proprio da ciò che desiderano raggiungere.

Questa forza ha un nome: autosabotaggio inconsapevole. È la seconda delle cinque dinamiche dell’invisibilità professionale che ho individuato nella mia pratica.

Quando l’ostacolo non è fuori, ma dentro

L’autosabotaggio non è un gesto volontario. Raramente scegliamo consapevolmente di metterci i bastoni tra le ruote. È più sottile. Si manifesta come una serie di comportamenti ripetitivi che finiscono per rallentarci, sfiancarci o tenerci bloccati. Come se una parte di noi volesse correre, mentre un’altra preme con forza sul freno.

È frustrante, perché sentiamo di avere le risorse… ma non riusciamo a farle fruttare.

Come si manifesta (anche quando non ce ne accorgiamo)

L’autosabotaggio professionale ha tante forme. Alcune sono facili da riconoscere, altre si mascherano bene. Una delle più frequenti è la procrastinazione strategica: non il semplice rimandare, ma il rimandare proprio quelle azioni che potrebbero farci fare un vero salto di qualità. Quel CV che rivedi mille volte ma non invii mai. Quel contatto che “scriverai domani”. Quel progetto che resta nel cassetto.

Poi c’è chi è abituato ad abbassare il volume di sé: parli a bassa voce del tuo lavoro, minimizzi i tuoi risultati, ti presenti sempre con mille premesse.
All’inizio può sembrare umiltà, ma a lungo andare diventa una forma di auto-esclusione.
Ti lasci indietro, proprio quando sarebbe il momento di emergere.

Un altro grande classico è il perfezionismo paralizzante. Lavori a un progetto finché non è “perfetto” (spoiler: non lo sarà mai), rivedi ogni dettaglio mille volte, e nel frattempo perdi occasioni, energia e slancio.

E poi c’è il più sorprendente di tutti: l’auto boicottaggio proprio quando le cose iniziano ad andare bene. Una parte di te, nel momento in cui si avvicina una promozione, una svolta, una visibilità maggiore… trova un modo per sabotare tutto. Ti dimentichi una scadenza, commetti errori che non sono da te, litighi con il capo. E magari pensi “è stato solo un caso”. Ma se succede spesso, forse non lo è.

Perché succede?

Le radici dell’autosabotaggio sono profonde. Spesso affondano in convinzioni interiorizzate nel tempo: “Non sono abbastanza”, “Chi mi credo di essere?”, “Meglio restare nella mia zona sicura”. Sono messaggi che abbiamo assorbito magari da piccoli, e che continuano a influenzarci anche quando, razionalmente, sappiamo di meritare di più.

A volte, paradossalmente, il successo fa più paura del fallimento. Perché ci espone. Perché ci mette in gioco. Perché ci obbliga a cambiare pelle. In altri casi, ci identifichiamo così tanto con un certo ruolo (“quello che lavora dietro le quinte”, “quella che non si espone mai”) che crescere diventa una minaccia alla nostra identità.

E poi c’è la paura del cambiamento. Anche quando desideriamo evolverci, una parte di noi teme di perdere il controllo, la stabilità, il conosciuto. E così ci blocchiamo.

Come si supera?

Il primo passo è accorgersene. Smettere di dirsi “sono fatto così” e iniziare a notare i meccanismi ricorrenti.
Un buon modo per cominciare è tenere un piccolo diario: annota cosa succede, quando ti senti bloccato, che pensieri emergono, cosa provi. Osserva. Senza giudicare.

Chiediti: in quali momenti tendo a sabotarmi?
Quali sono le situazioni che mi attivano di più?
Cosa temo davvero, dietro quell’azione che evito?

Un altro passo utile è iniziare a sfidare i tuoi schemi, un micro-gesto alla volta. Se tendi a non parlare in riunione, proponiti di fare un solo intervento. Se tendi a sminuirti, prova – solo per oggi – ad accettare un complimento senza ridimensionarlo. Se rimandi sempre le candidature, inviane una, senza pensarci troppo.

Uscire dall’ombra, un passo alla volta

L’autosabotaggio è uno dei principali motori dell’invisibilità professionale.
Ma non è un destino.
È una dinamica.
E come ogni dinamica, può essere trasformata.

Non serve “lottare contro” questa parte di te. Serve imparare ad ascoltarla, a riconoscerla, a integrare le sue paure. Solo così puoi iniziare a passare dall’autosabotaggio all’auto-sostegno.

E quando lo fai, spesso accade qualcosa di straordinario: inizi finalmente a essere visto. Non solo dagli altri. Ma anche da te stesso.


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